Un comportamento antieconomico si caratterizza per essere irragionevole e non congruo rispetto all’attività di impresa e al Fisco le imprese antieconomiche non piacciono.
Si ha un comportamento antieconomico se:
In presenza di tali circostanze il Fisco presume che dietro tale condotta, sebbene formalmente inappuntabile, possano celarsi fenomeni di elusione o di evasione.
Se l’Ufficio qualifica una condotta come “antieconomica”, secondo quanto appena descritto, può procedere a rideterminare il reddito imponibile del contribuente attraverso un accertamento induttivo, ossia basato su presunzioni e senza necessità di fornire prove “certe” di una effettiva e conclamata evasione d’imposta.
L’assunto di partenza è che l’imprenditore tende a massimizzare il proprio profitto. Comportamenti chiaramente antieconomici, e in aperto contrasto con questo principio, consentono all’Ufficio di
presumere l’esistenza di costi fittiziamente gonfiati o maggiori ricavi occultati.
Per sorreggere l’accertamento, il quadro indiziario può essere fondato anche solo su presunzioni semplici purché siano gravi, precise e concordanti.
L’Agenzia delle Entrate notifica un accertamento:
– con cui nega la deducibilità fiscale di quelle spese giudicate contrarie alla logica imprenditoriale perché ritenute non inerenti;
– ricostruisce il reddito imponibile sulla base di presunzioni, quando l’incongruità afferisca lo svolgimento dell’intera attività di impresa.
È un tuo onere provare che il comportamento antieconomico sia giustificato da ragioni diverse dall’elusione o evasione di imposta.
Il contribuente per difendersi deve provare le ragioni per cui ha realizzato il comportamento apparentemente antieconomico, dimostrando che esso non è l’effetto di violazioni tributarie sottostanti. Fai attenzione però!
In questa situazione, le scritture contabili, pur formalmente corrette, non sono di alcuna utilità; infatti, esse sono considerate inattendibili proprio perché danno atto di un contrasto con i criteri di ragionevolezza e logicità imprenditoriale, a causa dell’antieconomicità del comportamento del contribuente.
In un sistema tributario che agevola l’Ufficio nella formazione della prova e nella emissione di avvisi di accertamento fondati su presunzioni, è assolutamente opportuno che il contribuente tenga traccia delle ragioni che lo hanno spinto a compiere scelte che appaiono non sorrette da una ferrea logica economica.
Ciò può avvenire, ad esempio, attraverso la conservazione di scambi di e-mail, verbali dei consigli di amministrazione specificamente tenuti, minute di riunioni straordinarie o studi strategici.
La mera prova delle spese sostenute, fatture passive, contabili bancaria, non è sufficiente a tal fine. Solo in questo modo il contribuente potrà validamente opporre all’Agenzia i motivi delle proprie scelte e, a volte, del proprio insuccesso imprenditoriale.
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