Se nell’ambito di una verifica fiscale, da cui deriva la notifica di un avviso di accertamento, il comportamento dell’Agenzia delle Entrate è stato scorretto e si è rilevato lesivo dei diritti del contribuente (principi di collaborazione e buona fede), interpellare il Garante del contribuente può rivelarsi essenziale. Il funzionamento di tale figura è regolato dall’articolo 13 dello Statuto dei diritti del contribuente.
Il Garante è una figura di fondamentale importanza che può aiutare le aziende e tutti i contribuenti in generale. Si tratta di un organo monocratico che opera in assoluta autonomia.
Esso si trova in ogni Regione d’Italia (presso la Direzione Regionale delle Entrate), in cui viene nominato dal Presidente della Commissione Tributaria Regionale, e nelle province autonome.
Occorre innanzi tutto chiedersi qual’è la funzione del Garante del contribuente all’interno dell’ordinamento tributario.
Quello che occorre prima di tutto sapere è che tale figura ha un ruolo rilevante in tutte quelle ipotesi in cui i rapporti tra l’Agenzia delle Entrate e il contribuente (azienda o persona fisica) diventano difficili.
Esso, infatti, funge da ponte tra le lamentele del contribuente che ravvisa delle irregolarità nell’operato del Fisco e le pretese avanzate da quest’ultimo attraverso una verifica fiscale o un avviso di accertamento.
Gli scopi del Garante sono:
Nei casi di particolare rilevanza, il Garante – al fine di garantire la tutela del contribuente – può richiamare gli uffici al rispetto delle norme contenute nello Statuto dei diritti del contribuenti oppure rivolgere raccomandazioni ai dirigenti degli uffici dell’Agenzia delle Entrate.
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I contribuenti possono rivolgersi al Garante – per lamentare “disfunzioni, irregolarità, scorrettezze, prassi amministrative anomale o irragionevoli o qualunque altro comportamento suscettibile di incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione finanziaria” – inviando un’apposita istanza.
Le ragioni di cui si fa portavoce il Garante contribuente possono anche riguardare, ad esempio, una interpretazione travisata della normativa contenuta nello Statuto del contribuente da parte del Fisco.
Il Garante, per poter valutare eventuali scorrettezze o prassi irragionevoli dell’Agenzia delle Entrate, deve essere avvertito dal contribuente mediante una specifica segnalazione. Il Garante del contribuente, se ritiene fondata la segnalazione del contribuente, si attiva con l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate al fine di stimolare la procedura di autotutela tributaria dell’avviso di accertamento notificato al contribuente.
Egli non ha però la possibilità di intervenire in maniera diretta per modificare o per annullare l’atto di accertamento emanato dal Fisco.
È noto, infatti, che l’autotutela tributaria, è il potere che ha l’Agenzia delle Entrate di riesaminare i propri atti al fine di confermarli, modificarli o annullarli del tutto. Il Garante del contribuente ha, quindi, la facoltà di “attivare” la procedura di autotutela ma non ha la facoltà di esercitarne il relativo potere.
Il Garante ha, quindi, una essenziale funzione deflattiva del contenzioso tributario, volta ad evitare che dall’insorgenza dello stesso possa scaturire un pregiudizio sia per l’azienda (costretta ad una inutile e costosa lite tributaria) sia per il Fisco (che al fine di sostenere un contenzioso tributario evitabile dovrà spendere risorse pubbliche, oltre ad assumersi il rischio di una possibile condanna alle spese).
Il Garante per svolgere il suo compito – dopo aver ricevuto la segnalazione da parte dell’azienda – acquisisce la documentazione e le delucidazioni necessarie dall’ufficio dell’Agenzia delle Entrate che ha emesso l’avviso di accertamento.
Questo, una volta interpellato, deve prontamente dare un riscontro al Garante entro 30 giorni dalla relativa richiesta.
A ben vedere, è nel riscontro che deve essere assicurato dall’Amministrazione alle richieste presentate dal Garante che è possibile individuare tutta la forza di questo organo e la capacità di essere un ausilio concreto ai diritti del contribuente.
L’attività del Garante del Contribuente può essere, dunque, di estrema utilità per le aziende che lamentano irregolarità dell’azione amministrativa nei loro confronti o che sono destinatarie di un atto impositivo di dubbia legittimità.
Il ricorso a questo strumento può risultare una strada efficace per rinunciare al contenzioso tributario e giungere rapidamente, e in modo soddisfacente, ad una risoluzione della lite potenziale con il Fisco.
Il presente articolo ha uno scopo puramente informativo e non sostituisce l’attività di un avvocato tributarista.
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