La “Legge di Bilancio 2023” (Legge n. 197/2022) stabilisce importanti novità per chi ha debiti tributari.
In particolare, sono due le misure importanti per i contribuenti:
lo “stralcio” dei debiti di importo residuo fino a mille euro affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015;
la “Definizione agevolata” dei carichi affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Quest’ultima misura, nota anche come “Rottamazione quater”, permette al contribuente di estinguere i debiti iscritti a ruolo senza corrispondere le somme affidate all’Agente della Riscossione a titolo di interessi e sanzioni, interessi di mora e aggio.
Le disposizioni normative prevedono tuttavia il pagamento dell’importo dovuto a titolo di somme di capitale, diritti di notifica degli atti e spese dovute per l’avvio di procedure esecutive.
Legge di Bilancio 2023
COME ADERIRE ALLA ROTTAMAZIONE QUATER
Per aderire alla “Definizione agevolata”, il contribuente deve presentare una dichiarazione di adesione entro il 30 aprile 2023.
LEGGE DI BILANCIO 2023: COME SI SALDA IL DEBITO?
Il pagamento delle somme dovute per la definizione può essere effettuato mediante:
domiciliazione sul conto corrente;
moduli di pagamento precompilati che l’agente della riscossione è tenuto ad allegare alla comunicazione;
presso gli sportelli dell’agente della riscossione.
Sono esclusi dalla definizione i debiti risultanti dai carichi affidati agli agenti della riscossione recanti:
le risorse proprie tradizionali e l’imposta sul valore aggiunto riscossa all’importazione;
le somme dovute a titolo di recupero di aiuti di Stato;
i crediti derivanti da pronunce di condanna della Corte dei conti;
le multe, le ammende e le sanzioni pecuniarie dovute a seguito di provvedimenti e sentenze penali di condanna;
le sanzioni diverse da quelle irrogate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti agli enti previdenziali.
Per gestire al meglio la rottamazione delle cartelle contattaci compilando il modulo in fondo a questa pagina.
Nella Pace Fiscale prevista nella Legge di Bilancio 2023 ci sono diverse misure fiscali a sostegno del contribuente.
I debiti di importo residuo fino a 1.000 euro, al 1° gennaio 2023, comprensivi di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni, derivanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015, saranno automaticamente annullati.
Pace Fiscale 2023
PACE FISCALE 2023: PER QUALI DEBITI È PREVISTA LA DEFINIZIONE AGEVOLATA?
È prevista poi la definizione agevolata dei debiti derivanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022. Tali debiti potranno essere estinti pagando solo le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate per le spese delle procedure esecutive e di notifica della cartella di pagamento, senza dover pagare sanzioni e interessi.
Il pagamento dovrà essere effettuato entro il 31 luglio 2023 in un’unica soluzione oppure in 18 rate, di cui le prime due scadono rispettivamente il 31 luglio e il 30 novembre 2023; le restanti rate dello stesso importo, invece, scadranno il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ogni anno a partire dal 2024.
È prevista anche la definizione agevolata delle somme dovute a seguito del controllo automatizzato delle dichiarazioni, per le quali il termine di pagamento non è ancora scaduto al 1° gennaio 2023 o che sono state recapitate successivamente a tale data. Queste somme possono essere definite pagando le imposte, o i contributi previdenziali, gli interessi e le somme aggiuntive.
Il governo ha previsto anchedelle agevolazioni per la definizione di somme dovute a seguito di controlli fiscali.
In questo caso, quanto dovuto può essere definito con il pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali, degli interessi e delle sanzioni nella misura del 3%.
INFRAZIONI RELATIVE ALLE IMPOSTE SUI REDDITI, IVA, IRAP
Infrazioni e inosservanze di natura formale relative alle imposte sui redditi, all’IVA e all’IRAP commesse fino al 31 ottobre 2022 possono essere regolarizzate mediante il versamento, in due rate di una somma di 200 euro per ogni periodo d’imposta.
Violazioni diverse da quelle formali e da quelle derivanti da controlli fiscali possono essere regolarizzate con il versamento, entro il 31 marzo 2023, di una somma pari a 1/18 del minimo edittale delle sanzioni previste dalla legge, oltre all’imposta e agli interessi dovuti.
DEFINIZIONE DELLE CONTROVERSIE TRIBUTARIE PENDENTI
Le controversie tributarie pendenti, invece, potranno essere definite con il pagamento di un importo pari al loro valore o, in caso di ricorso pendente in primo grado, con il pagamento del 90% del valore della controversia. Se il ricorso è stato accolto in primo grado, il pagamento sarà del 40%, mentre se il ricorso è stato accolto in secondo grado, il pagamento sarà del 15%.
Sarà anche possibile optare per una conciliazione agevolata basata sulla tipologia di conciliazione fuori udienza, con il pagamento di sanzioni ridotte a 1/18 del minimo previsto dalla legge.
MODALITÁ ED EFFETTI DELLA DOMANDA
Per usufruire di questa possibilità, il debitore dovrà presentare entro il 30 aprile 2023 una dichiarazione, esclusivamente telematica, all’agente della riscossione per manifestare la propria volontà di procedere alla definizione.
È possibile presentare le domande a partire dal 21 gennaio 2023, ma si consiglia di farlo il prima possibile in quanto dal momento della presentazione della domanda:
i termini di prescrizione e decadenza sono sospesi;
gli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni in essere alla data di presentazione sono sospesi fino alla scadenza della prima o unica rata delle somme dovute a titolo di definizione;
non possono essere iscritti nuovi fermi amministrativi e ipoteche, fatti salvi quelli già esistenti alla data di presentazione;
non possono essere avviate nuove procedure esecutive;
le procedure esecutive precedentemente avviate non possono essere proseguite, salvo che non si sia tenuto il primo incanto con esito positivo;
il debitore non è considerato inadempiente ai fini di cui agli articoli 28-ter e 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602.
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La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto una nuova rottamazione delle cartelle. Si tratta della Rottamazione quater, che permette ai debitori di estinguere alcuni dei loro debiti fiscali senza pagare gli interessi, le sanzioni e le somme aggiuntive.
Secondo la legge, i debiti che possono essere estinti sono quelli risultanti dai carichi affidati agli agenti della riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 30 giugno 2022.
Per poter procedere con la rottamazione delle cartelle, i debitori devono infatti pagare solo le somme dovute a titolo di capitale e quelle maturate a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notifica della cartella di pagamento.
Rottamazione cartelle 2023
ROTTAMAZIONE CARTELLE: MODALITÁ DI PAGAMENTO
Il pagamento del debito può essere effettuato in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2023 oppure in 18 rate.
La prima e la seconda rata, ciascuna pari al 10% del totale dovuto, scadono rispettivamente il 31 luglio e il 30 novembre 2023; le le restanti scadono il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ogni anno a partire dal 2024.
Nel caso di pagamento rateale, gli interessi al 2% annuo saranno dovuti a partire dall’1° agosto 2023.
COME ACCEDERE ALLA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE
Per procedere alla definizione, i debitori devono accedere all’area riservata del sito dell’agente della riscossione per conoscere i dati dei propri carichi definibili e presentare, entro il 30 aprile 2023, una dichiarazione di volontà di procedere alla definizione utilizzando le modalità telematiche fornite dall’agente stesso.
In questa dichiarazione, i debitori devono anche indicare il numero di rate in cui intendono effettuare il pagamento e se ci sono giudizi pendenti riguardanti i carichi in questione, il debitore, attraverso la dichiarazione, si assume l’impegno a rinunciare a tali giudizi.
Il debitore ha anche la possibilità di integrare la dichiarazione presentata entro il 30 aprile 2023, utilizzando le modalità previste. A seguito della presentazione della dichiarazione:
i termini di prescrizione e decadenza sono sospesi;
gli obblighi di pagamento derivanti da precedenti dilazioni in essere alla data di presentazione sono sospesi fino alla scadenza della prima o unica rata delle somme dovute a titolo di definizione;
non possono essere iscritti nuovi fermi amministrativi e ipoteche, ad eccezione di quelli già iscritti alla data di presentazione;
non possono essere avviate nuove procedure esecutive, e le procedure esecutive precedentemente avviate non possono essere proseguite, salvo che non si sia tenuto il primo incanto con esito positivo;
il debitore non è considerato inadempiente;
il DURC può essere rilasciato.
Si precisa che le dilazioni sospese sono automaticamente revocate alla data del 31 luglio 2023. Il pagamento della prima o unica rata delle somme dovute a titolo di definizione determina l’estinzione delle procedure esecutive precedentemente avviate, salvo che non si sia tenuto il primo incanto con esito positivo.
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Un comportamento antieconomico si caratterizza per essere irragionevole e non congruo rispetto all’attività di impresa e al Fisco le imprese antieconomiche non piacciono.
Avviso di accertamento per antieconomicità
QUANDO SI HA UN COMPORTAMENTO ANTIECONOMICO?
Si ha un comportamentoantieconomicose:
Sostieni spese per beni gratuitamente devolvibili alla clientela per un ammontare importante e senza produrre alcuno studio o un piano industriale da cui possa emergere l’utilità in futuro dell’acquisto.
Ricorri a finanziamenti di ammontare così elevato da comportare perdite di esercizio.
Sono presenti perdite rilevanti per quattro esercizi consecutivi, senza che la contribuente abbia fornito le ragioni che hanno inciso negativamente sulla propria attività. Vengono utilizzate percentuali di ricarico inferiori rispetto alla media del settore unita ad una persistente perdita di esercizio negli anni di riferimento.
È presente un elevato costo del lavoro, peraltro progressivamente aumentato in modo inversamente proporzionale al trend degli utili, tendente al ribasso. Sono presenti utili di esercizio irrisori per 5 annualità consecutive accompagnati ad un ricarico sulle vendite pari ad un quinto di quello normalmente applicato. Viene manifestata un’evidente sproporzione tra risultato economico dell’impresa e il costo dei fattori produttivi.
In presenza di tali circostanze il Fisco presume che dietro tale condotta, sebbene formalmente inappuntabile, possano celarsi fenomeni di elusione o di evasione.
AVVISO DI ACCERTAMENTO PER ANTIECONOMICITÁ: CHE COSA SUCCEDE IN QUESTI CASI?
Se l’Ufficio qualifica una condottacome“antieconomica”,secondo quanto appena descritto, può procederearideterminareilredditoimponibiledel contribuente attraverso un accertamentoinduttivo, ossia basato su presunzioni e senza necessità di fornire prove “certe” di una effettiva e conclamata evasione d’imposta.
L’assunto di partenza è che l’imprenditoretendeamassimizzareilproprioprofitto. Comportamenti chiaramente antieconomici, e in aperto contrasto con questo principio, consentono all’Ufficio di
Per sorreggere l’accertamento, il quadro indiziario può essere fondato anche solo su presunzionisemplicipurchésiano gravi,precisee concordanti.
SE VIENE ACCERTATO UN COMPORTAMENTO ANTIECONOMICO, COME PROCEDE L’AGENZIA DELLE ENTRATE?
L’Agenzia delle Entrate notificaunaccertamento:
– con cui nega la deducibilità fiscale di quelle spese giudicate contrarie alla logica imprenditoriale perché ritenute non inerenti;
– ricostruisce il reddito imponibile sulla base di presunzioni, quando l’incongruità afferisca lo svolgimento dell’intera attività di impresa.
È un tuoonere provareche il comportamento antieconomico sia giustificato da ragioni diversedall’elusioneo evasionedi imposta.
COSA PUÓ FARE IL CONTRIBUENTE PER DIFENDERSI?
Il contribuente per difendersi deve provare le ragioniper cui ha realizzatoilcomportamentoapparentementeantieconomico, dimostrando che esso non è l’effetto di violazioni tributarie sottostanti. Fai attenzione però!
In questa situazione, le scritturecontabili, pur formalmente corrette, nonsonodialcunautilità; infatti, esse sono considerateinattendibiliproprio perché danno atto di un contrastoconicriteridi ragionevolezza e logicità imprenditoriale, a causa dell’antieconomicità del comportamento del contribuente.
In un sistema tributario che agevola l’Ufficio nella formazione della prova e nella emissione di avvisi di accertamento fondati su presunzioni, è assolutamente opportuno che il contribuente tenga traccia delle ragioni che lo hanno spinto a compiere scelte che appaiono non sorrette da una ferrea logica economica.
Ciò può avvenire, ad esempio, attraverso la conservazionediscambidie-mail, verbalideiconsiglidiamministrazionespecificamente tenuti, minute di riunionistraordinarieo studi strategici.
La mera prova delle spese sostenute, fatture passive, contabili bancaria, non è sufficiente a tal fine. Solo in questo modo il contribuente potrà validamente opporre all’Agenzia i motivi delle proprie scelte e, a volte, del proprio insuccesso imprenditoriale.
Se pensi di aver adottato o di adottare un comportamento antieconomico, contatta subito gli esperti di 4tax e affidati a loro per la risoluzione migliore del tuo problema con il Fisco.
Se decidi di intraprendere una lite tributaria contro il Fisco, sappi che non devi spendere solo i soldi dell’avvocato, ma devi pagare anche la riscossione provvisoria.
Riscossione provvisoria
QUALI SONO LE CONSEGUENZE?
La presentazione del ricorso, infatti, non interrompe l’efficacia esecutivadell’accertamento e il Fisco chiede l’anticipazioneche ritiene essere più giusta. Che cosa vuol dire?
Vuol dire che anchesedecididipresentarericorsodevipagareall’AgenziadelleEntrate1/3delleimposteche ti richiede con l’accertamento prima della presentazione del ricorso.
Se, quindi, il Fisco con l’accertamento chiede il pagamento di 100.000 euro a titolo di imposta e 100.000 euro a titolo di sanzioni, prima di presentare ricorso devi pagare 33.333 euro circa. 1/3 di 100.000 euro appunto.
Ma come si può evitare di pagare questi soldi? Del resto, se hai presentato ricorso è perché ritieni che il Fisco non abbia ragione. È necessario presentare all’interno del ricorso un’istanza di sospensione cautelare della riscossione.
Può accadere, però, che anche se ritieni che il Fisco stia sbagliando, perdi il ricorso.
CHE COSA SUCCEDE SE PERDI IL RICORSO IN PRIMO GRADO?
Se hai presentato ricorso e perdi del tutto sei obbligato a versare oltre al primo terzo un ulteriore terzo a titolo di imposte e 2⁄3 a titolo di sanzioni. Altri 33.333 euro a titolo di imposta e 66.666 a titolo di sanzione.
Può esserci anche un ulteriore caso. Quello in cui la sentenza di primo grado ridetermini le cifre dovute. Si tratta del cosiddetto accoglimento parziale.
COSA DEVI FARE IN CASO DI ACCOGLIEMENTO PARZIALE?
In questo caso, dovraicorrisponderequantorisultadallasentenza. Ricorda, però, che questoimportononpotràmaiesseresuperioreaiidueterzidell’imposta.
CHE COSA SUCCEDE, INVECE, SE PERDI ANCHE IN COMMISSIONE TRIBUTARIA REGIONALE?
Dovraiversare l’ultimo terzo dovuto atitolo di imposta l’ulterioreterzo a titolo di sanzione:dovrai, quindi, versare altri 33.333 euro a titolo d’imposta e 33.333 mila a titolo di sanzione.
NEL CASO IN CUI RIUSCISSI A VINCERE IN CORTE DI CASSAZIONE, INVECE, COME PUOI RECUPERARE LA SOMMA VERSATA?
Nel caso in cui riuscissi ad ottenere la somma dovuta in modo semplice nonc’ènecessitàdiutilizzarealtristrumenti, ma incasocontrariooccorre proseguire con il giudiziodiottemperanza, ovvero procedere con un ricorso contro la sentenza.
La duratadelgiudiziodi ottemperanza nonèquantificabile, può arrivare anche durare 5 anni!
Per evitare di trovarti in una lite tributaria o in una situazione fiscale complessa, affidati subito agli esperti; chiariranno ogni tuo dubbio e ti indicheranno il percorso migliore per risolvere i tuoi problemi con il Fisco.
Il Redditometro è lo strumento con cui si individuano gli elementi indicativi di capacità contributiva sulla base dei quali possono scattare i controlli fiscali.
COME FUNZIONA IL REDDITOMETRO?
L’obiettivodelredditometro, come lo è quello del PNRR, è quello di ridurrequella dilaganteevasioneche i più miti metodi di compliance non riescono a mitigare.
L’Agenzia delle Entrate può determinare sinteticamente il reddito del contribuente sulla base della sua capacità di spesa: se c’è uno scostamento del 20% fra reddito dichiarato e spese sostenute possono scattare i controlli.
Redditometro
QUALI VOCI VENGONO CONTROLLATE?
Per quanto riguarda gli elementi di spesa indicativi di capacità contributiva e contenuto induttivo, l’elenco delle voci di spesa analizzate dal Fisco, indicate nella Relazione illustrativa sul decreto MEF con il dettaglio completo e le regole operative, sono riconducibili alle seguenti macro-categorie:
– Consumi (generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature; abitazione; combustibili ed energia; mobili, elettrodomestici e servizi per la casa; sanità; trasporti; comunicazioni; istruzione; tempo libero, cultura e giochi; altri beni e servizi)
– Investimenti (immobiliari e mobiliari); risparmio
– Spese per trasferimenti
Il dettagliodellediversevocidispesaè dunque ampio, spaziando dai beni di largo consumo, a quelli per mutuo, affitto, utenze e collaboratori domestici.
COME DIFENDERSI DAL REDDITOMETRO?
L’accertamento può scattare nel caso in cui le spese superino del 20% il reddito dichiarato.
Nel momento in cui scatta un accertamento da determinazione sintetica, puoi dimostrare che le spese sono state affrontate con:
– Redditi diversi da quelli posseduti nel periodo d’imposta
– Redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte o legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile Redditi di soggetti diversi dal contribuente
Risparmi
Puoi provare, inoltre, che le spese attribuite hanno un diverso ammontare. In caso di accertamentosintetico, inoltre, il giudice deve procedere conlavalutazioneanaliticadelleprovepresentatein giudiziodalcontribuente (cfr.: Corte di Cassazione, Ordinanza n. 5504 del 21 febbraio 2022) senza limitarsi a giudizi sommari, ma riferendosi ai documenti utilizzati nel corso del processo.
Se anche tu temi di poter essere una vittima del redditometro, contattaci e trova la soluzione migliore per risolvere il tuo problema con il Fisco!
Redditi esteri, come immobili, conti correnti, attività finanziarie di varia natura, non dichiarati totalmente o parzialmente nel quadro RW della dichiarazione dei redditi? Potresti rischiare un accertamento.
Redditi esteri non dichiarati
COSA ACCADE QUANDO NON SI DICHIARANO I REDDITI CHE POSSIEDI ALL’ESTERO?
L’AgenziadelleEntrateogni anno effettua controlli sulla correttezza dei redditidifonteesterada te dichiarati. Questo tipo di controllo viene effettuato analizzando i datipervenutidalleagenziefiscali deglistatiesteri, proprio alfinedisanzionarecoloro che, pur detenendo attività reddituali all’estero, nonle hanno inseritenel cosiddetto “quadroRW” del modello Unico.
È necessario prestareladovutaattenzione quando si detengono attività finanziarie in Paesi che possono essere definiti ParadisiFiscali.
L’omessa indicazione di queste attività nella dichiarazione dei redditi comporta un raddoppio dei termini di accertamento, al fine di consentire all’Amministrazione Finanziaria di avere un prolungamento temporale per l’attività accertativa.
Tale prolungamento dell’azione accertatrice porta con sé una ulteriorepresunzioneimportante, ovvero il fatto chetaliattivitànondichiaratesipresumonocostituiteconredditisottrattiatassazione italiana. Le ordinariesanzionilegate all’omessa o infedele dichiarazione, inoltre, sono raddoppiatecome indicato nell’ art. 12, co. 2 D.L. n. 78/09.
In situazioni come queste potrestiesserepesantementesanzionatoper aver violato il cosiddetto obbligodi“monitoraggiofiscale”, oltre a permettere all’Amministrazione finanziaria di presumere che i redditi esteri non dichiarati siano stati frutto di evasione (art. 12 del D.L. n. 78/2009).
In questa tipologia di controlli in sostanza, l’Agenzia delle Entrate è legittimata ad avvalersi di un termine di accertamento prolungato, per l’esattezza, raddoppiato!
In sostanza, oggi potresti subire un controlloche potrà “retrocedere” finoa8annualitàse l’Agenzia delle Entrate riscontra delle incongruenze tra i dati in suo possesso e quelli da te dichiarati
REDDITI ESTERI: LE DIVERSE MODALITÁ DI CONTROLLO MESSE IN ATTO DALL’AGENZIA DELLE ENTRATE
L’Agenzia delle entrate può effettuare i controlli adottando diversi metodi.
La prima modalità consiste nell’invio di una lettera di compliance, quando il contribuente ha presentato la dichiarazione dei redditi e ha omesso o dichiarato in modo errato redditi di fonte estera
Un altro modo per controllare può avvenire attraverso la richiesta di invito a comparire per instaurare un procedimento di accertamento con adesione quando il contribuente non ha presentato la dichiarazione dei redditi in Italia e ha omesso la dichiarazione dei redditi di fonte estera.
IN CHE MODO PUÓ CONCLUDERSI IL CONTRADDITTORIO CON IL CONTRIBUENTE?
Il contraddittoriocon il contribuente può concludersi in tremodi:
Archiviazione per non luogo a procedere, qualora sia emersa l’insussistenza delle condizioni per procedere all’accertamento. In questo caso il contribuente ha prodotto la documentazione utile a far cessare la pretesa del Fisco.
Atto di adesione, qualora il contribuente intenda definire la propria posizione non volendo o non potendo contestare la posizione dell’Agenzia delle Entrate
Atto di accertamento, ove il contribuente non si sia presentato in contraddittorio o non abbia definito l’accertamento con adesione a seguito del contraddittorio.
Se anche tu hai redditi all’estero o non hai una posizione fiscale chiara, rivolgiti subito agli esperti di 4tax che ti guideranno verso la risoluzione migliore del tuo problema con il Fisco.
Vi è la convinzione, abbastanza diffusa, secondo cui il controllo del conto corrente possa avvenire solo per professionisti e imprese. In realtà questa è una convinzione sbagliata. L’Agenzia delle Entrate può controllare i conti correnti di tutti.
Conti correnti
Se prima i controlli dell’Agenzia delle Entrate riguardavano soprattutto i conti correnti di aziende e di imprenditori stai molto attento ora perché anche tu potresti subire una verifica fiscale sul tuo conto corrente.
La Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 18254 del 2022 ha dichiarato che anche i dipendenti potranno essere chiamati a chiarire quei versamenti di dubbia natura che non sono stati inseriti nella dichiarazione dei redditi.
In altre parole, con questa pronuncia, viene data la possibilità all’Amministrazione di attribuire, in prima battuta, natura reddituale ai versamenti sui conti correnti bancari che non siano giustificati. Sarà poi obbligo del contribuente dimostrare la diversa provenienza di quei fondi.
QUANDO POSSONO SCATTARE I CONTROLLI?
I controlli vengono attivati quando il contribuente effettua spesesuperiorial20%delredditodichiarato o quando vengono mossi importisuperioriai5000euro.
Viene ritenuto sospetto anche l’atteggiamento di coloro che accumulano denaro sul conto corrente senza prelevare. In questo caso potrebbe essere lecito sospettare che l’origine delle sussistenze possa essere denaro non dichiarato.
Ad essere giustificate non sono solo le uscite, ma anche le entratese si tratta diversamentiimportanti.
Non solo, da poco l’Agenzia delle Entrate si avvale anche di Vera, un’Intelligenza Artificiale. Questa traccia qualsiasi tipo di dato effettuato sul conto corrente del contribuente. Attenzione quindi ai movimenti sul conto potresti essere chiamato a giustificarli!
Nessun controllo è previsto invece per i prelievi in contanti; in questo caso potrebbe essere la Banca a chiedere al cliente di giustificare in forma scritta l’utilizzo di quel denaro.
Per rimanere sempre aggiornato in materia tributaria visita il nostro blog.
Se vuoi scoprire di più sui controlli operati dal Fisco guarda il video.
Sarà sicuramente capitato a te o a qualche tuo conoscente di aver ricevuto un avviso bonario. Cosa facciamo di solito in questi casi?
Entriamo subito nel panico e cominciamo a temere il peggio perchè non sappiamo cosa fare o come gestire la situazione.
Avviso bonario
COS’È L’AVVISO BONARIO?
Con questo avviso, chiamato anche comunicazione di irregolarità, l’Agenzia delle Entrate informa il contribuente dell’esito del controllo fiscale automatizzato, segnalandogli errori di compilazione della dichiarazione o eventuali irregolarità nell’esecuzione dei versamenti.
L’invio di questo atto crea un rapportodirettotraFiscoecontribuenteche può, da questo momento in poi, sanare la sua posizione evitando successive iscrizioni a ruolo e cartelle esattoriali. Questo avviso, quindi, nonèunattoprivodiconseguenze.
È necessario, anzi teneregliocchiaperti.
Cosasirischiaineffetti?
Sicuramente dovraipagarelamaggioreimpostarichiestanell’avviso, oltre alla sanzioneper ritardato o omesso versamento (pari al 30% dell’imposta richiesta) e gli interessiperritardataiscrizionea ruolo. Tutte queste somme ti saranno richieste con una cartella di pagamento.
Cosaconvienefare, quindi, quando ricevo dal Fisco un avviso bonario? Ci sono quattro alternative:
– pagare quanto richiesto con uno “sconto” immediato sulle sanzioni
– chiedere all’Ufficio di annullare, in autotutela, l’avviso bonario se ritieni che la richiesta non sia corretta
– non fare nulla e aspettare, sapendo che, in quest’ultimo caso, il Fisco provvederà all’iscrizione a ruolo del debito inviando una cartella esattoriale con le sanzioni in misura piena; Infine in presenza di errori dell’avviso bonario puoi procedere con la presentazione di un ricorso.
Se hai dubbi e non sei esperto in materia, il nostro consiglio è quello di rivolgerti sempre a professionisti esperti in grado di aiutarti a risolvere la situazione scegliendo la soluzione migliore per il tuo caso. Per rimanere sempre aggiornato in materia tributaria visita il nostro blog.
Se vuoi conoscere di più sull’argomento guarda il video.
Il preavviso di iscrizione ipotecaria è una comunicazione che deve essere inviata al contribuente almeno 30 giorni prima dell’iscrizione dell’ipoteca stessa poiché, in caso contrario, la misura è considerata illegittima, e può essere dunque annullata con ricorso al giudice.
QUANDO SI PUÒ INVIARE IL PREAVVISO DI ISCRIZIONE IPOTECARIA?
Il debitoscadutodeve superarei20milaeuro e devono essere trascorsialmeno60giornidallanotificadellacartelladipagamentosenzachequestasiastatasaldatao sia stata fatta richiesta di
rateizzazione.
COME SI PUÒ RISOLVERE?
Ci sono diversi modi per risolvere un preavviso di iscrizione ipotecaria.
Chi riceve un preavviso di iscrizione di ipoteca e vuole evitare il passo successivo, ovvero la sua effettiva iscrizione, ha come percorso privilegiato quello di presentare subito una istanza di rateizzazione.
In altri termini, il contribuente deve procedere immediatamente con il domandare una rateizzazione del proprio debito, poiché così facendo il Fisco non potrà più iscrivere ipoteca. Fa eccezione il caso in cui la richiesta sia stata rigettata o il debitore sia andato incontro alla decadenza dal beneficio della rateazione, perché non ha rispettato i termini della stessa.
Riportare il debito sotto i 20 mila euro
Un secondo modo per poter evitare l’iscrizione dell’ipoteca è quella di pagare una parte del debito in modo tale che la passività torni al di sotto dei 20 mila euro.
Pagando una parte del debito in maniera spontanea, con un versamento che l’Agente della Riscossione non può rifiutare, è possibile ricondurre il debito al di sotto della soglia utile a ex Equitalia per procedere all’iscrizione dell’ipoteca. Si tenga conto, in tal proposito, che l’importo dei 20 mila euro si riferisce al credito complessivamente da riscuotere, e che può dunque accadere che l’ipoteca si riferisca a crediti di diversa natura.
Impugnare il preavviso di ipoteca
Una terza strada per cercare di evitare l’iscrizione dell’ipoteca è quella di impugnare il preavviso di ipoteca.
Il contribuente, per esempio, può fare ricorso al giudice se ritiene che il preavviso di ipoteca faccia riferimento a cartelle di pagamento che il debitore lamenta di non avere mai ricevuto in precedenza.
Nel corso della causa, l’agente della riscossione avrà l’onere di produrre i documenti che dimostrano l’avvenuta notifica. Nelle more del giudizio, e su espressa richiesta del contribuente, il giudice potrebbe concedere la sospensione del provvedimento di iscrizione di ipoteca.
In sintesi, perpoterevitarel’iscrizionedell’ipotecasi può principalmente procedere per treviealternative, da valutare caso per caso:
Richiesta di rateazione
Pagamento spontaneo per ricondurre il debito sotto 20 mila euro
Ricorso al giudice impugnando il preavviso di revoca, ad esempio, per la mancata notifica delle cartelle di pagamento.
Se sei interessato fissa un appuntamento per una specifica consulenza presso lo studio di 4tax.
Se vuoi conoscere di più su questo argomento guarda il video.